Sono centinaia i post di sfogo affidati a Facebook da altrettanti cittadini favaresi che hanno provato sdegno e rabbia nel vedere il servizio di Quarto Grado, nota trasmissione televisiva di rete 4, che segue il caso della scomparsa Gessica Lattuca.
Di seguito, pubblichiamo integralmente, la lettera inviata dall’Avvocato Adriano Barba alla giornalista Valentina Fabris.
“Premetto che non è mia intenzione rubarle tempo nel fine settimana, ma ho avvertito forte la necessità di rivolgermi proprio a lei utilizzando questo straordinario mezzo di comunicazione per raggiungerla, peraltro da lei stessa consentito. Certo non sarà efficace quanto un canale televisivo nazionale e non potrò raggiungere milioni di telespettatori ma, sinceramente, non me me frega niente. A me interessa solo che a leggerlo sia principalmente lei, così come ho fatto io nel seguire il suo servizio di ieri su quarto grado.
Quanto le riporto l’ho già reso pubblico nel mio profilo ma sarebbe assurdo non inviarne il contenuto alla destinataria della stessa. Bene. Fatta questa premessa giungo repentinamente al nocciolo della vicenda.
Chi scrive è un giovane che, dopo anni di studi a Roma e qualche esperienza formativa in giro per l’Europa, è tornato a vivere a Favara con una naturale voglia di riscattare una città gravemente vilipesa dal malaffare e dalle relative cronache nere. Questa condivisa voglia di riscatto ha coinvolto principalmente giovani, imprenditori e professionisti che, con proprie risorse, hanno rigenerato interi centri lasciati abbandonati da quanti, magari, sono dovuti emigrare in questi ultimi decenni per non rimanere divorati dalla disoccupazione dilagante. Tra la Favara che lei ha omesso di raccontare, ad essmpio, c’è quella della Farm Cultural Park: centro culturale nato proprio dalle macerie da voi riprese ed oggi trasformato in un polo di attrazione nazionale e d’interesse europeo per l’arte contemporanea all’interno del quale risiede la prima scuola nazionale di architettura per bambini. Gli interventi di rigenerazione urbana sotto l’impulso della Farm sono innumerevoli. Chi scrive, invero, proprio nell’atto in cui stava uscendo da una palazzina del centro storico sulla quale, insieme ad un amico, sta cercando di riportare alla dignità un pezzo di storia urbana del paese, è stato raggiunto da un link su whatsapp con la pagina del servizio accompagnato da un messaggio: “mi cadono le braccia”. Già, cadono proprio le braccia nel vedere quel servizio a quanti hanno cercato di dare vita ad un vortice virtuoso e pieno di entusiasmo che, a fatica e contro i pregiudizi (compresi quelli mediatici), continua a macinare risultati importanti per tutta la comunità favarese; la stessa che ha dato i natali ad uno dei Padri della nostra Costituzione (Ambrosini); autorevole giurista che ha partecipato personalmente alla stesura dell’art. 21 della stessa Carta dedicato alla libertà di stampa ed alla libertà di espressione ed opinione. Un diritto costituzionale che, dalla lettura che la giurisprudenza ne ha reso, incontra i limiti di verità, continenza e pertinenza. Un diritto, quello di cronaca, che non può essere garantito in maniera indiscriminata e assoluta ma sul quale la Cassazione ha posto dei limiti al fine di poter contemperare tale diritto con quelli dell’onore e della dignità, proteggendo ciascuno da aggressioni morali ingiustificate. Ora, senza dilungarmi troppo, è proprio questo quello che manca nel suo intervento (sgradevole ed ingiusto) sulla città di Favara: la verità. Invero non mi stupisce che ciò accada, anzi. La cronaca ci ha insegnato che spesso i giornalisti dimenticano il potentissimo mezzo che utilizzano e, pur di creare e montare un servizio in grado di suscitare interesse, cercano di ricostruire una storia senza curarsi troppo della sensibilità delle persone o, peggio, della dignità di un intera comunità. Ecco quello che ha racccontato lei è solo una storia ma non è LA storia di Favara. Non è LA città di favara quella che ha rappresentato ma UNA Favara, la più brutta.
Nel servizio si parla solo di degrado, giro di prostituzione dilagante sotto gli occhi di gente omertosa. Ma non è così. Non è questa la Favara nella quale sono nato e vivo. Lo è nella misura in cui la stessa rappresenta una esigua minoranza e non la stragrande maggioranza dei cittadini di Favara. Ma vi è di più. Nel servizio viene artatamente utilizzato un sito di incontri nazionale nel quale sono presenti tutte le città italiane e sul quale si sono lette, nel servizio stesso, zone di Agrigento dal quale sono state utilizzate le inserzioni di ragazze mandate in onda. Una realtà, dunque, alterata e viziata da un solo intento: far passare Favara come un centro a luci rosse degno dei peggiori quartieri del Managua. Avete utilizzato inserzioni di ragazze (di fuori Favara) prese da un sito d’incontri su scala nazionale per colpire l’immagine della città costruendoci sopra una storia: la vostra storia. Una storia che ha gettato nello sconforto quanti giornalmente combattono per una Favara migliore, il più delle volte riuscendoci. Per farlo siete partiti addirittura da Catania, come se a Roma, Milano, Torino e Vicenza non vi fossero prostitute per strada o rinvenibili nello stesso sito d’incontri da voi utilizzato. Tutto questo, ancora, non è neppure utile nella ricerca di Gessica, la cui scomparsa ha mandato nello sconforto l’intera comunità di Favara e sulla quale proprio in questi giorni si è aperto un confronto sul ruolo di privati ed istituzioni nel garantire forme di assistenza sociale a ragazze disagiate divenute mamme forse troppo presto. Un interrogativo che ha scosso le coscienze di tutti perché non si demandi solo e sempre alle istituzioni il compito di aiutare le ragazze che necessità di essere solo aiutate, ma tale sia l’impegno che deve coinvolgere tutti. Ecco, forse un servizio sul ruolo delle istituzioni e delle associazioni per prevenire forme di perdizione di ragazze nelle periferie della città (siano esse italiane che straniere) sarebbe risultato più utile ed avrebbe magari offerto un contribuito importante nel dibattio apertosi a Favara su come e su chi può e deve intervenire nel dare una mano a chi è rimasto indietro senza distinzioni tra ragazze favaresi o immigrate posto che, proprio rispetto a quest’ultime, la Città di Favara ha offerto contributi generosissimi in termini di accoglienza; così come fatto da tutti i paesini siciliani travolti dalle ormai note ondate migratorie provenienti dalla costa. Un fenomeno sociale complesso, dunque, quello che ha interessato Favara e la scomparsa di Gessica e tale da interessare cittadini, associazioni, istituzioni e mondo ecclesiastico; tutti accomunati da una sola speranza nel cuore: riportare Gessica all’affetto dei figli garantendo loro forme di aiuto degne di un Paese membro dell’Unione Europea. Non so come andrà a finire questa speranza, al momento so solo che grazie ai vostri potenti mezzi mediatici l’immagine di Favara tutta ne esce, infiustamente e gratuitamente, a frantumi.
La ringrazio anticipatamente se avrà avuto la bontà di leggere questo mio sfogo e la invito a venire a visitare le bellezze di Favara, anche senza doverle raccontare a rettifica del servizio sbagliato andato in onda. Del resto, Favara, così come il mondo, si cambia a piccoli passi.
Cordialità.
Adriano Barba.”