Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Vi è mai capitato di respirare male per qualche minuto o provare a trattenere il respiro solamente per gioco? Chi come me soffre d’asma sa quanto è importante portare con se un inalatore, in modo che appena si hanno difficoltà respiratorie con un “puff” si continua a respirare meglio.
Come il combustibile è necessario per l’auto, così l’aria che respiriamo lo è per il nostro corpo, il nostro respiro non può essere a metà: non può solamente “inspirare” aria, ma deve anche “espirare”, buttare fuori aria, pena il soffocamento.
L’uomo senza acqua può anche sopravvivere tre o quattro giorni, senza cibo forse una quarantina: ma senza l’aria è quasi impossibile resistere più di tre minuti.
Nel Vangelo di oggi Gesù ci ha promesso un dono, lo Spirito Santo, presenza di Dio nella storia sin dalle origini quando aleggiava sulle acque. Che lo diciamo in latino, “spiritus”, o che lo diciamo in greco, “pneuma”, o in ebraico “ruàch” il significato è sempre il medesimo: respiro, soffio di vita.
È colui che rimarrà con noi per sempre, ci insegnerà ogni cosa, ci ricorderà tutto quello che il Signore Gesù ci ha detto. “Rimanere, insegnare e ricordare”, tre verbi profetici che ci indicano la via dell’amore vero.
Nella vita di fede c’è un punto di partenza imprescindibile, fondamento di tutto perché tutto parte da lì: se mi amate… e ancora ripete se uno mi ama!
“Ama e fa’ ciò che vuoi– scrive Sant’ Agostino commentando la prima lettera di Giovanni- Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; vi sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene”.
Osservare i comandamenti o la Parola di Dio non significa che amiamo, l’osservanza non precede l’amore, piuttosto è l’opposto.
Osservare la Parola è una conseguenza dell’amore che abbiamo instaurato con il Signore, se amiamo una persona lo ascoltiamo e facciamo come lui ci indica in maniera spontanea, perché di lui ci fidiamo e gli vogliamo bene. Si può anche osservare la Parola, ma può risultare solamente un atto formale, possiamo sottostare alle regole ma il nostro cuore è altrove, il discepolo mette il suo cuore nel cuore di Cristo, compie ciò che Cristo ha compiuto, assume i suoi stessi sentimenti.
Dall’amore per l’altro sapranno se veramente siamo discepoli di Cristo. “L’io e il tu diventano plurale: il discepolo si fa comunità dei credenti, Gesù una cosa sola col Padre; la chiesa abbraccia l’umanità, come lo Spirito Santo è tutt’uno col Padre e il Figlio”.
Alla domanda chi è lo Spirito Santo, Ermes Ronchi dice che è Dio in libertà. Che inventa, apre, fa cose che non t’aspetti. Che dà a Maria un figlio fuorilegge, a Elisabetta un figlio profeta. E a noi dona, per sempre, tutto ciò di cui abbiamo bisogno per diventare, come madri, dentro la vita donatori di vita. Io aggiungo che è il soffio, il respiro, il vento della rivoluzione di Dio in Gesù Cristo.
È l’amore rivoluzionario che unisce e che non divide in categorie, razze e classi sociali. L’unità che Dio è e vuole che l’uomo viva con l’altro è armonia nella diversità, ciò che Don Tonino Bello chiamava la convivialità delle differenze.
Se vogliamo davvero vivere una nuova Pentecoste non possiamo e dobbiamo chiuderci in noi stessi, sentendoci invasi, sotto assedio, non possiamo respirare aria vecchia, ammorbata da parole di odio. Aria appestata dagli scandali, dalla corruzione, dalla ricerca del privilegio, dalla pretesa di avere il monopolio sulle coscienze, dalla logica del “tanto non cambierà mai nulla”, da quegli schemi per cui “è sempre stato così”.
Buttiamo via tutto ciò che ci soffoca e respiriamo l’aria che purifica. Occorre aprire i portoni della nostra vita, le finestre del cuore e far entrare lo spirito di Dio per rivoluzionare il nostro modo di essere e di vivere per rimanere, insegnare e ricordare che essere cristiani significa amare, accogliere, relazionarsi con ogni fratello e sorella, solo allora sarà Pentecoste.