Al di là delle statistiche Istat che hanno fatto registrare il tasso di disoccupazione giovanile al 37,1 per cento, sappiamo bene che nel nostro territorio il triste record è molto più alto della media nazionale.
Da noi, i giovani non trovano lavoro, esclusi i fortunati figli, parenti e amici del presidente, del deputato e del sindacalista .
Per i “normali” il lavoro non c’è o devono, al massimo, accontentarsi di un’occupazione al nero, considerata ormai una sorta di ammortizzatore sociale.
“Che colpa ho nel portare il nome del presidente, forse per esserne il figlio non ho diritto a lavorare?” il figlio del presidente della Provincia regionale mi ha affidato il suo sfogo dopo essere stato attaccato e criticato da alcuni giornali, per la sua recente assunzione. Non ha colpa, ché il lavoro è garantito dalla Costituzione a tutti gli italiani. Ma che colpa hanno gli altri giovani che non trovano lavoro?
Ci lamentiamo, ma non ci ribelliamo ad un sistema che avvertiamo come un abito su misura per noi.
E’ una mentalità contorta la nostra che ci inchioda alla povertà e non ci spinge a ribellarci.
Per loro fortuna i nostri eroi della politica sono capaci a sistemare, nella stragrande maggioranza di casi, i loro problemi personali, ché, viceversa, sarebbero, strano a dirsi, criticati negativamente dagli stessi che disapprovano il facile accesso al lavoro dei loro familiari.
Diremmo “non è capace di sistemare il proprio figlio, figuriamoci il mio. E’ meglio andare a cercare qualcuno che ha le palle”.
E ringraziando Dio, di politici che hanno le palle è piena la nostra Isola.
Il bello della storia è che i pallosi politici hanno capito la lezione e, dunque, mostrano i loro muscoli sistemando a più non posso parenti e amici, ché il fenomeno attira e moltiplica il clientelismo, mentre non produce consensi l’attività politica in favore di tutti. Anzi, è tempo perso.
Questa è un’isola con dentro milioni di isole, tante quanto sono i siciliani.
Non abbiamo una identità comune. Non siamo come i sardi o i lombardi.
Ogni cosa da noi si colora con sfumature diverse. Da noi, i partiti politici, i sindacati, la associazioni, salvo alcune eccezioni, giocano il loro ruolo, come in una scalata dove tutti vogliono arrivare in cima alla montagna.
“Pi mmia chi c’è?” è la regola. E non è cosa di poco conto, che la percentuale di disoccupazione tra i giovani dai 18 ai 24 anni nel loro giro familiare scende e di parecchio.
Del resto, dicevo, mi vado a iscrive ad un sindacato o ad un partito con la classe dirigente formata da poveri disgraziati come lo sono io? Meglio cercarli pallosi.
Buon Primo Maggio.
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Gabriella Butticè liked this on Facebook.