Giulio Andreotti, indiscutibile protagonista della vita politica del nostro Paese, ebbe a dire: “il potere logora chi non ce l’ha”. Oggi si potrebbe parafrasare che il potere ha logorato chi non lo aveva mai avuto, autocelebrandosi, giustappunto, per gesta che poco o nulla hanno di eccezionale.
A fronte di un consenso popolare quasi plebiscitario, il sindaco, nelle vesti di comparsa, il vicesindaco, in quello di attore protagonista, e pochi altri, hanno dato risalto mediatico ad una iniziativa, lodevole nelle intenzioni, ma carente di ogni presupposto logico e giuridico.
Sorprende come un rappresentante delle istituzioni non colga la differenza tra l’agire privato e quello pubblico che, necessariamente, deve svolgersi nelle sedi e avanti le autorità competenti, per esempio Arpa, Azienda Sanitaria Provinciale, Prefettura, Ente locale responsabile, Dipartimento regionale.
La posa in sacchi, perché questo ad oggi è stato, dei rifiuti che delle bestie, altro non possono definirsi, abbandonano ai lati delle strade di accesso alla nostra città, su cui il controllo, la vigilanza, la stessa pulizia è rimessa alla competenza di altri, non può essere materialmente compiuta dai nostri rappresentanti, votati, al più, per la migliore gestione della macchina burocratica.
Sul punto, sarebbe auspicabile che l’assessore al ramo trascorra più tempo dentro gli uffici comunali piuttosto che in strada, atteso come ancora si attenda la trasmissione dei bollettini di pagamento della Tari 2019 e siano in consegna avvisi di messa in mora, per omesso versamento Tari 2014 e 2015, quando invece dovrebbe trattarsi di avvisi di accertamento.
Ci si augura non sia l’inizio di un’altra saga legata all’attività di contrasto all’evasione, che ha visto ampiamente sconfitta l’attuale Giunta comunale, con conseguenze, in termini di costi, per la comunità.
Sul punto, la neo assessore al bilancio aveva anche annunciato, ormai tempo addietro, una conferenza stampa per illustrare i risultati dello sforzo amministrativo.
Pare ormai consuetudine annunciare, salvo poi “attendere prego”.
