La “zona rossa” è un ottimo punto di osservazione, i suoi clienti si sfogano volentieri con Antonio Palumbo perché è una nota personalità politica locale. Uno con il quale fa piacere parlare di politica e di problematiche locali.
Ho l’abitudine, quando posso, di frequentare la “zona rossa” e la compagnia di Antonio Palumbo, non ho la sua stessa tessera di partito, ma lo stimo per la sua grande vocazione politica, quella seria fatta di impegno e preparazione.
Mi ha parlato del giudizio sulla città espresso dai nostri emigranti di ritorno a Favara per le ferie estive, in realtà brevi vacanze, dieci o venti giorni, per riaprire casa, incontrare amici e parenti e, ovviamente, la città nativa. Gli emigranti di passaggio dalla “zona rossa” per rifornirsi di carburante, si sfogano volentieri con Palumbo.
“Jettanu focu” mi dice Antonio Palumbo. “Appena arrivati a casa devono acquistare l’acqua. Pagano a vuoto un anno di bollette a Girgenti acque e tornati per le vacanze acquistano l’acqua per fare fronte ai loro bisogni. Allo stesso modo, pagano la tassa sui rifiuti e sono costretti a estirpare le erbacce che assediano l’abitazione chiusa da mesi, estirpano l’erba e puliscono la strada. Dicono di trovare Favara ogni anno in continuo peggioramento”.
Noi che abitiamo in città ci siamo, in qualche modo, abituati al suo disastro, non subiamo l’imbatto di chi vive nelle realtà normali, dove chi è pagato per un servizio lo eroga a regola d’arte e chi ha il ruolo di controllore lo esercita pienamente.
“Domani ci sarà l’assemblea cittadina – dice Antonio Palumbo – se parteciperanno gli emigranti non sarà facile e hanno tutte le ragioni di questo mondo. Loro lasciano il paese per lavoro, non hanno abbandonato la loro casa, nessuno può approfittare della loro assenza per non pulire adeguatamente la zona dove insiste la loro proprietà o, peggio, per mancanza di controlli ridurre i siti in discariche abusive. Si aspettano maggiore cura sulla città che sognano 12 mesi l’anno per poi disilludersi al ritorno per pochi giorni di vacanza”.
“Tolto l’impatto la loro sofferenza è identica a tutti i favaresi, anche di quelli che per stanchezza hanno smesso di essere arrabbiati. Essenzialmente la responsabilità ricade sull’amministrazione comunale che non riesce ad organizzarsi e ad organizzare i servizi primari, quelli che paga direttamente il cittadino e che, se erogati male, nulla c’entra la negativa situazione finanziaria del Comune”.
“A loro che ritornano per pochi giorni – conclude – l’amministrazione chiede di non conferire l’umido. Finita la vacanza hanno nelle loro case accumulato il rifiuto organico per settimane e devono lasciare Favara. Situazioni davvero imbarazzanti”.