Pira “Dobbiamo tutti recuperare la pedagogia istituzionale e il rispetto verso gli altri”
L’ultimo Editoriale del nostro Direttore, Franco Pullara intitolato “Come ci devono umiliare ancora” ha colpito nel segno. Le tante letture ma anche l’ampio dibattito che si è aperto sul tema delle discariche abusive sul nostro territorio ci hanno spinto a sentire il parere di un esperto l’agrigentino Francesco Pira, sociologo e professore di comunicazione e giornalismo presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina ed è Coordinatore Didattico del Master in Social Media Manager. È scrittore, saggista e giornalista e autore di numerosi articoli e pubblicazioni scientifiche.
Professor Pira mentre gli adolescenti si mobilitano in tutto il mondo per l’ambiente nelle nostre comunità aumenta il fenomeno delle discariche abusive…
Ho letto con grande attenzione quanto ha scritto il Direttore di Sicilia on Press Franco Pullara. Non è soltanto un Editoriale o un appello. Ma è un pugno allo stomaco. Un richiamo alle nostre coscienze. Speso ripeto in occasioni pubbliche che dobbiamo recuperare un minimo di pedagogia istituzionale e soprattutto il rispetto dell’altro. Ha ragione il Direttore Pullara: a volte ci sentiamo privi di tutela, pieni di paure, appunto umiliati. La Sicilia è una terra particolare e la provincia di Agrigento è un’isola nell’isola. Grandi scrittori come Pirandello e Sciascia prima, Camilleri dopo, hanno fotografato le nostre contraddizioni e il nostro modo di vivere. Stiamo dando un pessimo insegnamento ai giovani. Anche a quelli che raccogliendo l’appello dell’adolescente svedese Greta credono che sia giusto lottare per un mondo migliore, per salvaguardare l’ambiente.
L’unica soluzione è quella che prospetta il Direttore Pullara? Lui ha scritto “viviamo umiliati da esseri incivili che andrebbero infilati in una astronave e spediti in un altro pianeta”. Bisogna procedere così?
Purtroppo non è facile e non è possibile e i criminali e incivili che deturpano la nostra bella Sicilia anche lì troverebbero il modo di far dei danni. Una volta quando ero ragazzo un maresciallo che conoscevo, molto simpatico, disse che per la nostra provincia ci voleva una bella bomba atomica per non lasciare traccia e ricominciare da zero. Le confesso da siciliano che ama la sua terra non sono ottimista. Le faccio un esempio: io abito in campagna; le persone che vengono nella mia zona per la villeggiatura a fine giugno per ritornare in città a settembre puliscono le loro case e si liberano delle cose che non utilizzano più lasciandole vicino ai cassonetti. Tra loro ci sono anche professionisti, persone che magari poi imprecano perché la città è troppo sporca. Mi vergogno per loro. Mi mortifico ogni volta che vedo discariche abusive che si formano ovunque. Ha ragione il Direttore Pullara dobbiamo uscire fuori dall’ottica della burocrazia e puntare a forme repressive e a multe salate che riescano a fermare una volta per tutte gli incivili. Lo Stato deve dare segnali è vero ma noi dobbiamo pensare che siamo cittadini socialmente responsabili. Portatori di diritti e doveri. Anche quando produciamo immondizia.
Lei studia il mondo social. E proprio su Facebook o su Instagram ogni giorno si vedono immagini poco qualificanti di discariche abusive. Per usare un termine che le appartiene si vetrinizza anche la discarica…
Ormai viviamo per postare, quasi postiamo per essere certi di essere vivi. Ed anche tutto quello che non ci piace finisce sui nostri profili. Pensiamo che mostrando il brutto possa finire. Che ognuno di noi diventi consapevole che quanto ha deturpato è anche suo. Invece l’atteggiamento è che prima o poi qualcuno pulirà. Forse. Ma ha ragione il Direttore Pullara: la nostra salute è minacciata. Ho sentito che c’è qui sotterra l’amianto senza pensare a cosa provoca alle falde acquifere. Pensiamo a quello che viene gettato nel nostro mare. E’ in Sicilia dove esiste uno spirito del luogo. Ovunque nella nostra terra ci si accosta con l’anima e il cuore. E invece magari su Facebook o su Instagram pubblichiamo la nostra indignazione ma poi gettiamo tutto dove vi capita.
Quindi non c’è speranza? Dobbiamo subire ancora umiliazioni?
Sant’Agostino diceva che “la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose, il coraggio per cambiarle”. Spero che recuperando il rispetto per l’altro, e per noi stessi, e quella pedagogia istituzionale di cui abbiamo parlato all’inizio, forse un giorno troveremo il coraggio di cambiare le cose. Proviamo ad amare la nostra terra. A proteggerla. E’ nostra.