“Immorale! I deputati regionali che superano abbondantemente i 10mila euro di indennità mensili, per fare quadrare i conti del bilancio della Regione hanno pensato di togliere ai precari il 5 per cento del misero stipendio di 800 euro al mese”. A parlare è Francesco Morgante, rappresentante comunale Rsu di Favara. Un precario, come tanti altri che aspetta da decenni di essere stabilizzato. La riduzione del 5 per cento è prevista dal comma 1 art. 22 legge regionale 22.2.2019 n.1, i Comuni possono, comunque, coprire con i loro bilanci la riduzione operata dalla Regione.
“E’ vero – continua Morgante – che i Comuni possono integrare, ma solo quelli che non hanno dichiarato il dissesto finanziario dell’Ente, in pratica, la stragrande maggioranza di precari siciliani dovrà subire la decurtazione dello stipendio. Ad ogni modo, l’Assemblea e il Governo regionale non si sono fatti scrupolo alcuno sul caricare altri sacrifici a lavoratori già massacrati dalla incertezza del loro futuro e con stipendi da fame. Questo è un fatto gravissimo che accende il faro sulla totale assenza di attenzione verso le classi più deboli, precari come anche i pensionati sottoposti al massimo del carico fiscale regionale, quando i Palazzi della Regione ingoiano milioni di euro per mantenersi”.
Il sindacalista è un fiume in piena. “Chi ha approvato il provvedimento riceve al mese, quello che noi portiamo a casa in oltre un anno e hanno avuto l’alzata di ingegno di togliere a chi non ha per fare quadrare i conti regionali”.
“Noi – conclude Morgante – non abbiamo la certezza neanche di andare in pensione, loro avranno un assegno di fine mandato calcolato sull’importo di una mensilità per ogni anno di mandato elettorale. Nei palazzi regionali di Palermo è sempre il tempo delle vacche grasse, mentre fuori le vacche erano magre e adesso sono morte dalla fame. Come sindacalista ho il dovere di denunciare all’opinione pubblica le condizioni del precariato siciliano e le paradossali decisioni della classe politica dell’Isola”.