Ho avuto sempre un sincero, onesto e leale rapporto con i lettori con il preciso scopo di dare il mio contributo, seppure minimo, attraverso l’informazione al progresso della collettività alla quale appartengo. Nello stesso tempo devo tutelare la famiglia di SiciliaOnPress.
Con i miei difetti, sono tantissimi, ormai da decenni accendo il faro su fatti tenuti al buio, consapevole del valore della legalità, affermata la quale un territorio vola verso il miglioramento.
Ieri, il giornale è rimasto bloccato per tutta la giornata, immaginate il nervosismo mio e dei fraterni amici della redazione, specie per la vicenda legata a Giuseppe Moscato. Avessi saputo della valanga di attestati di solidarietà dei colleghi giornalisti, dei lettori, dei cittadini, di alcuni politici, del presidente dell’Ordine, Giulio Francese, che ha raggiunto Moscato telefonicamente, dicevo, se lo avessi saputo in anticipo non ci sarebbero state le ragioni dello stress e delle incomprensioni che accadono in tutte le famiglie che mettono al primo posto il rispetto per ogni suo componente.
Peppe Moscato aveva subito un oltraggio nella sua qualità di giornalista e noi avevamo le mani legate da un guasto tecnico… Immaginate!
Avete, sicuramente, notato che la pagina odierna riprende esattamente da dove ci siamo lasciati, come se non fossero trascorse 24 ore. Sono stati pubblicati tutti gli articoli che dovevano avere spazio ieri riguardanti il grave caso accaduto in Consiglio comunale.
Intanto, 24 ore con le braccia incrociate non possono riempirsi solo di rabbia, lasciano tempo anche alla riflessione. Ad una riflessione sul nostro lavoro, sul mio e su quello della famiglia di SiciliaOnPress.
Vi dico subito, quello che è accaduto a Peppe Moscato, pur nella sua estrema gravità, non è un fatto isolato. I colleghi che operano a Favara possono testimoniare quanto è difficile fare informazione nel territorio.
Favara, lo dico sempre, non è una realtà normale e quando si accendono i riflettori dell’informazione su una vicenda, gli attori protagonisti, invece, di rivedere i loro comportamenti sbagliati, si fingono vittime dei giornalisti e alimentano odio verso la stampa. Intanto, il progresso è lento, quando non si va indietro, proprio perché non c’è una vera ferma condanna dell’opinione pubblica.
E si va indietro, riferendomi al recente triste episodio, esattamente quando le istituzioni Sindaco e Presidenza del Consiglio comunale non assumono una precisa posizione, non importa quale, in difesa o contro il giornalista. Come se l’accaduto fosse una perfetta minchiata. Come se fosse una perfetta minchiata anche la proposta “provocatoria” portata nell’aula consiliare, con i pareri dei dirigenti e delle commissioni.
Su questi fatti, manco a dirlo, c’è l’indignazione della “folla”, non c’è la generale alzata di scudi da parte del “popolo” e finché non ci sarà abbiamo voglia di pubblicare articoli su articoli.
Devo pensare alla famiglia della mia redazione e ai rapporti di stima e affetto che ci legano, che vanno di pari passo con la passione al giornalsmo e all’informazione e ai miei limiti nel difenderli. Questa mia riflessione mi porta a considerare fortemente se è il caso di continuare o di posare gli attrezzi in magazzino.