di Ing. Antonino Vizzini
Arrivata l’ultima sentenza del CGA, sembra che, finalmente, l’Avviso 8 del 2016 sia salvo. Così, una pioggia di 136 milioni di euro potrebbe abbattersi sulle vuote casse degli Enti siciliani di formazione, oggi tutti in gravissime difficoltà e sui lavoratori del settore, quasi tutti ridotti in condizioni di povertà.
Noi ci auguriamo che al più presto possa iniziare l’attività e che i lavoratori possano tornare ai loro posti, ma, per evitare aspettative che potrebbero rivelarsi poco fondate, è bene focalizzare con occhio critico la situazione e vedere di inquadrare sia i lati positivi che quelli negativi, che esistono e rappresentano una grossa incognita sull’esito finale.
Il CGA, con una sentenza che ormai possiamo definire inappellabile, ha sentenziato che non esistono i presupposti per una revoca dell’Avviso 8. Questo è sicuramente un fatto confortante, ma dobbiamo altresì sottolineare che ha anche onerato la Pubblica Amministrazione di rivedere le graduatorie, dal momento che ha accolto alcune delle obiezioni esposte nei ricorsi.
Essendo un organo della Magistratura, naturalmente il CGA si è limitato a fare ciò che è nelle competenze della Magistratura stessa, cioè a segnalare cosa non va e a dare indicazioni sulle cose da non ripetere nella riformulazioni delle graduatorie. Naturalmente, dato che la Magistratura entra nel merito delle leggi e degli atti esistenti, ma non può promulgarne di nuove e tanto meno modificare articoli e contenuti, il CGA ha segnalato le incongruenze, ma non si è sostituito a chi ha emanato l’Avviso dettagliando esplicitamente le modifiche necessarie, né avrebbe potuto farlo, perché ciò esula dai suoi poteri.
Quindi, l’onere di riparare alle incongruenze e riformulare la graduatoria resta sempre all’Amministrazione che ha emesso l’avviso e che dovrà procedere, in base alle osservazioni e alle prescrizioni emerse in sede giudiziaria.
Semplice, no? Non tanto, perché fra il dire e il fare c’è di mezzo… non il mare questa volta, di mezzo c’è l’algoritmo.
Cioè, per rielaborare le graduatorie, l’Amministrazione dovrà determinare dei calcoli che diano dei coefficienti numerici per ciascuna delle voci contestate e definire un metodo per inserire questi coefficienti nel più generale processo di formazione del punteggio, cioè, appunto, creare un nuovo algoritmo per il calcolo dei punteggi e la formulazione delle graduatorie.
Come è fin troppo ovvio immaginare, le graduatorie che verranno elaborate lasceranno alcuni contenti, altri meno e altri per niente, qualunque sia l’algoritmo con cui sono stati calcolati i punteggi.
Anche se la sentenza del CGA è inappellabile, l’algoritmo creato dall’Amministrazione per adempiere sarà appellabilissimo, come qualunque atto prodotto dalla stessa.
Ragione per la quale, visto che gli scontenti ci saranno in qualunque caso, come in tutte le situazioni in cui una coperta tirata verso una parte lascia scoperta l’altra, potrebbe verificarsi anche il caso di un nuovo ricorso al TAR con la motivazione che, si, l’Amministrazione ha prodotto un algoritmo, ma con esso non ha implementato esattamente le prescrizioni del CGA per questo e poi per questo e poi per quest’altro e così via.
La cosa, purtroppo, nonj sarebbe affatto strana dal momento che quella attuale, ormai invalidata, è la quarta graduatoria “definitiva” – o la quinta, ho perso il conto e, in questa loop infinita di graduatorie e di ricorsi, anche la prossima graduatoria rischia di essere definitiva solo fra virgolette e di venire nuovamente impugnata, dato che gli avvocati coinvolti in questa vicenda non sono certo dei pivellini del Foro e, se verrà loro chiesto di ricorrere, utilizzeranno certo tutte le loro risorse legali.
Cosa dire? Purtroppo la vita di tante famiglie dipende da un rapido avvio di queste attività e ugualmente da esso dipende la sopravvivenza stessa di molti Enti, che sono i datori di lavoro di queste famiglie e che, se le attività subiranno un altro fermo, si ritroveranno costretti a licenziare anche quei pochi che ancora non lo sono stati.
Ci auguriamo che l’Amministrazione trovi un modo per disincentivare queste conflittualità e avviare le attività al più presto, perché questa Sicilia, se veramente vuole diventare bellissima, non può permettersi di fare precipitare dei lavoratori nella povertà e di smantellare un settore, quello delle politiche attive del lavoro, assolutamente determinante per lo sviluppo economico del territorio.