riceviamo e pubblichiamo le considerazioni di un lavoratore della formazion professionale
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Forse nessuno è completamente innocente in questa storia della Formazione. Non è la politica che gioca con la vita delle persone. Non lo sono i sindacati, spesso coriacei e adamantini sotto la luce dei riflettori. E non lo siamo nemmeno noi lavoratori che ci siamo fidati di un patto col diavolo, di una promessa clientelare. Avremmo dovuto saperlo, o fare finta di esserne a conoscenza: la festa dura finche l’onorevole di turno vuole e finchè ci sono i soldi. Dopo arrivederci e grazie. Ormai la festa è finita e gli amici se ne sono andati via.
Siamo in bilico e siamo i meno responsabili di questo sistema clientelare e fasullo. Non è giusto che paghiamo per tutti. Siamo deboli. E noi stiamo con i deboli. Siamo così deboli che tra un po’ scompariremo dalla vista, dopo anni di suggestioni, ammiccamenti e carezze lascive. Siamo debolissimi, tanto da entrare dentro una sacca di povertà, perfettamente tollerata dai ricchi e dai potenti.
Saremo uomini e donne disperati e invisibili a cui ci chiedono di tirare la cinghia. Prima le speranze delle persone con famiglia e sogni a carico. Ora è tempo di buttare via acqua sporca e bambino, perché non conviene più. Sarebbe opportuno, buttare questa perla di pubblica immoralità.
Dopo tante promesse e tante illusioni, ora riaffaccia la formazione professionale siciliana, carica di anni e di dipendenti – con i loro Presidenti e i loro problemi, che non hanno mantenuto al promessa più grande: cambiare la Sicilia in meglio. Eppure essa ha regnato.
Ora, arriva con la luce tremolante del suo tramonto. Crocetta adesso vorrebbe cambiare la formazione e la Sicilia, con uno schiocco della dita, come un mago. Ma si sa che la vita è severa con maghi e illusionisti. Sono quelli che invecchiano peggio di tutti. Perché mentono più di tutti.
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