Nella recente classifica nazionale sulla qualità di vita, Agrigento è l’ultima città con zero punti e prima è Trento con un punteggio di mille. Roba da leccarsi le orecchie, se non fosse che il risultato non ci sorprende, per non aver mai avvertito di essere in competizione e per esserci abituati storicamente ad occupare il fondo di tutte le classifiche. Diciamo che la notizia non ci coglie di sorpresa, ma ci scuote giusto il tempo per commentarla per qualche giorno, perché, francamente, siamo gli ultimi per nostra scelta.
Chi non è italiano e non conosce l’Italia, potrebbe ipotizzare che Agrigento sia un pezzo di deserto abbandonato da Dio e dagli uomini. Questo giustificherebbe nell’immaginario lo zero nella qualità di vita, ma Agrigento è ben altra cosa. E’ la Città dei Templi, la sua provincia ha circa 150 chilometri di costa con dentro gioielli come Punta Bianca, la Scala dei Turchi, arenili, in alcuni punti, larghi centinaia di metri, eccellenze nel settore agroalimentare, nella ristorazione, imprenditori prestigiosi e l’elenco è lungo.
A questo punto, il cinese di Pechino che ci legge penserà: “Avranno sbagliato nel fare la classifica!” Ed, invece, non hanno sbagliato per niente. Siamo gli ultimi. Ultima è Agrigento e tutte le città vicine perché se le trascina dietro. Del resto, Favara, Porto Empedocle, Raffadali, Aragona e la provincia avrebbero un destino diverso se si trovassero a pochi chilometri da una città non votata alla povertà, come lo è Agrigento.
In buona sostanza, in mezzo a tanta ricchezza culturale e ambientale, siamo poveri essenzialmente per una nostra precisa scelta. Una sorta di voto di povertà effettuato dal popolo, che per rispettarlo sceglie di proposito una classe politica inadeguata, incapace di garantire i servizi e l’ordinario.
Siamo in mezzo alla ricchezza, paghiamo le tasse come si pagano a Trento e forse di più, ma siamo così bravi nell’eleggere i nostri rappresentanti politici da restare costantemente gli ultimi nelle classifiche nazionali.
Classifiche, diciamola tutta, che quasi ci infastidiscono perché siamo abituati a vivere male e quasi non ce ne accorgeremmo, se di tanto in tanto qualcuno non ci informasse di essere gli ultimi.
Ad ogni modo, addà passà a nuttata, tra qualche giorno non ne parleremo più per la buona pace di tutti.