“Con la morte di Pietro Terracina scompare uno degli ultimi e più importanti testimoni della Shoah. Ho avuto l’onore ed il privilegio di conoscere Piero lo scorso 6 maggio, tramite un progetto organizzato dalla Caritas Diocesana – Agrigento chiamato “Viaggio della Memoria”.
Lo scopo di questa iniziativa è, già da quattro anni, quello preparare un gruppo di giovani alla visita dei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, con lo scopo di far maturare una individuale riflessione sull’olocausto per poi svolgere consecutivamente un percorso scolastico di restituzione e sensibilizzazione, invitando nuovi giovani a fare personalmente questa esperienza. Il “Viaggio della Memoria 2019” ha avuto come protagonisti anche altri sei giovani agrigentini: Noemi Lupo, Federica Calandrino, Giuseppe Guddemi, Claudio Di Benedetto, Giovanni Vullo ed il referente di Caritas Agrigento, Gaetano Lauricella.
La prima tappa del nostro viaggio è stata Roma dove si è svolto un confronto diretto con Piero Terracina, il quale ci ha ospitato calorosamente a casa sua, mettendoci subito al nostro agio e raccontandoci, per tre lunghe ore, il suo trascorso nei campi di concentramento dalla deportazione al suo ritorno in Italia. Piero nasce nel 1928 a Roma in una famiglia ebraica, ultimo dei quattro figli di Giovanni Terracina e Lidia Ascoli. Nell’autunno del 1938, a causa dell’emanazione delle leggi razziali in Italia, fu espulso dalla scuola pubblica. “Un giorno la mia insegnante, che mi aveva proprio a cuore mi venne a parlare dicendomi che non avrei più potuto frequentare quella scuola. Ma io ero piccolo, non capivo perché mi dicesse questo, dato che mi voleva molto bene” .
Terracina venne arrestato a Roma, il 7 aprile 1944, con tutta la famiglia: genitori, sorella, fratelli, zio e nonno i quali, dopo una breve permanenza nel campo di Fossoli, il 17 maggio del ’44 furono avviati alla deportazione. “Ero piccolo per capire cosa stesse succedendo, ma mio padre capì tutto. Guardò me e i miei fratelli con gli occhi pieni di lacrime chiedendoci perdono… non so il perché. Certamente lui non aveva nessuna colpa. Mi disse: “non appena i nazisti iniziano a sparare gettati a terra. In questo modo mi stenderò su di te e ti proteggerò”. Alcune delle frasi appena citate sono una piccola parte della testimonianza che Piero ci ha regalato appena qualche mese fa. Ma risulta impossibile spiegare la sofferenza che ancora, dopo 75 anni, era presente nei suoi occhi lucidi e, ad un certo punto del racconto, pieni di lacrime.
“Dovete essere voi giovani ad impedire che queste cose avvengano”.
Questa è stata la raccomandazione finale fattaci da Piero, sottolineando che viviamo nell’epoca della negazione, in cui c’è chi afferma che “Auschwitz non è mai esistito”. L’ incontro con Pietro e la visita dei campi di concentramento mi hanno resa più consapevole di quanto sia importante fare sano esercizio della memoria.
Lo dobbiamo a Pietro e a tutti che non sono più tornati.
Miriam Lupo (Direttivo Liberarci Favara)